Monchi e James Pallotta ai tempi comuni della Roma. Ansa

Monchi e James Pallotta ai tempi comuni della Roma. Ansa

Durissima reazione del presidente della Roma, James Pallotta, alle dichiarazioni di oggi dell’ormai ex direttore sportivo Monchi: “Le cose non hanno funzionato. Abbiamo infortuni come non mai e per la prima volta dal 2014 rischiamo di restare fuori dalle prime tre”. Lo spagnolo, presentato come nuovo manager del Siviglia - da cui proveniva - ha detto oggi che la sua storia con la Roma si è interrotta perché lui e il presidente volevano due cose diverse. A stretto giro di posta, dopo ulteriori dichiarazioni di Monchi all’emittente Rete Sport, la replica di Pallotta: “Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi, nelle quali ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse. Mi fa piacere sapere che Monchi non avrebbe mai voluto fallire a Roma, ma voglio fare chiarezza su alcune cose. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi”.
TOP CLUB — Pallotta dice il d.s. spagnolo aveva piena autonomia del club, ma che al tempo stesso lui aveva dato delle linee guida precise: “Ho da subito detto che avrei voluto allenatori di primo livello, preparatori di primo livello, staff medico di primo livello, addetti allo scouting di primo livello, assieme a un’organizzazione calcistica di primo livello. Ho consegnato a Monchi le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l'allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato”.
RABBIA — Pallotta, a questo punto, va giù duro: “A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l'allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva alla Roma, non aveva un piano B. Questo accadeva a novembre: mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A. Quindi, quando leggo o ascolto certe interviste radiofoniche, in cui sostiene che la proprietà stesse intraprendendo una direzione diversa dalla sua e che questo è il motivo per cui se n’è andato, mi chiedo: cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014". A questo punto chissà se Monchi risponderà ancora una volta o la storia finirà - malissimo - qui.