Ginobili con coach Popovich. Epa

Ginobili con coach Popovich. Epa

Da Ibiza, dove si trova in vacanza con la famiglia, Manu Ginobili racconta al quotidiano argentino La Nacion le ragioni che lo hanno spinto a continuare a giocare e a posticipare quindi il ritiro. Il quasi 40enne (entrerà negli “anta” tra otto giorni) si era preso qualche settimana, al termine della passata stagione, per decidere se appendere le scarpe al chiodo e chiudere così una carriera da Hall of Fame o se invece continuare.
LO ZAMPINO DI POP — Alla fine, come da copione, un ruolo fondamentale nella “decision” di Ginobili lo ha giocato proprio Gregg Popovich. “Mi ha detto che aveva ancora bisogno di me e mi ha esortato a continuare - confessa l’argentino - sarebbe stato più semplice dire basta se Pop non mi avesse fatto capire di contare ancora sul mio contributo. Ho deciso di andare avanti perché e’ un grandissimo onore fare parte di una franchigia come gli Spurs e soprattutto, a 40anni, essere ancora considerato un giocatore importante. Tutti i miei progetti post-basket possono essere posticipati di un anno, se invece avessi deciso di staccare la spina, e magari prendermi un anno di riflessione, sarebbe stato praticamente impossibile ritornare a competere a 41 anni”.
TENTAZIONE — Il veterano degli Spurs però ammette che questa offseason e’ stata diversa dalle altre e che la tentazione della pensione si e’ fatta sentire. Una decisione, quella di continuare un altro anno, quindi tutt’altro che scontata, presa dopo aver ascoltato la famiglia, il suo entourage e naturalmente Gregg Popovich. “C’e’ voluto del tempo, forse più di quello che mi aspettassi, per valutare la situazione nel modo migliore, perché avevo diversi dubbi. Dovevo valutare come mi sentissi, alla fine ho deciso di continuare a giocare. Certo tutto questo fa un certo effetto, se qualcuno me lo avesse detto 10 anni fa, che cioè sarei arrivato a giocare fino a 40 anni, gli avrei dato del matto”.